Laura Vecere, 1995

Evelien La Sud
LAURA VECERE, 1995
Evelien La Sud

Evelien La Sud è figlia di due mondi: l'Oriente e l'Occidente, il Taoismo e il Cattolicesimo, l’Olanda e l’Indonesia.
Evelien La Sud si è fermata in Toscana dopo avere incontrato l'opera di Piero della Francesca, fatto che riafferma il contatto-scambio tra retaggi culturali diversi. Il breve elenco di dati delinea i contorni di un personaggio dai molteplici aspetti, tutti inscindibilmente intrecciati, a volte vissuti in contrapposizione e conflitto, a volte riconciliati in armonia.
La serie di attributi richiama la via tracciata dai miti, laddove ogni dio, dea, ninfa o fauno mostra volti multiformi e contraddittori perché nati da tradizioni difformi.
Nelle storie mitologiche i sentieri delle molteplici versioni si intrecciano in un groviglio inestricabile, ma il groviglio non chiede di essere districato perché nessuna versione diventa egemone sulle al-tre. Le incongruenze tra un racconto e un altro dello stesso fatto sono per loro natura tutte plausibili e accettabili nella loro coesistenza.
Il paragone mitologico viene alla mente in modo naturale nell’approcciare la personalità e il lavoro di Evelien La Sud, ribelle ad ogni canonizzazione in ruoli.

Medea è stato uno dei primi soggetti di conversazione tra noi. Medea era allora l’immagine femminile di riferimento del lavoro, e forse, anche della vita di Evelien. Era Medea che urgeva dietro le sue tuniche di carta, una Medea amata, vissuta e reinterpretata attraverso la versione di Maria Callas, indimenticabile Medea pasoliniana. La Sud non poteva sottrarsi alla fascinazione di questo perso-naggio, la sacerdotessa-maga venuta dall’Asia che, per amore dell’eroe, lascia la sua patria e i suoi familiari. Se facciamo cadere la metafora mitologica apparirà la maga, un altro giro e si pro-spetterà l’artista.

La tragica lacerazione della storia mitica, nell’interpretazione pasoliniana, è generata dall’opposizione tra - due culture. Medea è detentrice di una conoscenza arcaica premoderna e il suo tentativo di contrapporsi al nascente razionalismo della cultura occidentale, impersonata da Giasone, è soffocato sul nascere.
Nello scontro tra le due culture è quella di Medea a soccombere: fuori dalla patria ha perduto il carisma di sacerdotessa per divenire solo una maga, simbolo di poteri occulti che la razionalità ha al-lontanato dal proprio orizzonte conoscitivo respingendoli lontano, verso le zone più buie e misteriose non redimibili dalla conoscenza. Medea è temuta non amata.
La figlia della Terra si sente rinnegata dai figli della Ragione. Medea guarda con dolore e stupore gli Argonauti costruire le capanne senza un rituale qualsiasi di fondazione e di orientazione. Il le-game con la terra é ormai lontano e lei inorridisce per la loro incapacità di vedere quanto il mito sia il necessario legame con la vita e il potere generativo della terra. Lei sa che la stessa potenza è alla base di tutte le forme, l‘architettura compresa. Non è un caso se tutti i miti di origine di tale arte alludano ad essa. Le narrazioni favolose indicano la genesi dell’architettura come un prodotto spontaneo della Terra quasi una sua nuova specie di infiorescenza cristallizzata: una natura se-conda, innestata sulla prima per accrescerne la bellezza.

Gli atti artistici compiuti da Evelien La Sud si allineano nella stessa direzione: la costruzione della casa, la creazione dell’orto, la poesia, l’invenzione di oggetti; ramificazioni differenziate del mede-simo organismo vivente. Il mettere radici in un luogo torna ad essere un atto primario, fondativo che ha come risultato la costruzione della dimora. Da un rudere preesistente germoglia a poco a poco la forma. La casa è edificata, cresciuta con i suoi abitanti, sviluppata in armonia con essi e adegua-ta ai ritmi della vita della circostante campagna.
I materiali da costruzione utilizzati, sempre di riuso, hanno dato vita ad una volumetria legata, sa-piente e accogliente, delineando un mondo armonioso e unitario anche se fatto di frammenti as-semblati che altri avevano preferito o dovuto abbandonare all’oblio di una discarica.
L'ospite riceve la sensazione che tutto sia sempre stato così sin dall'inizio, anche se non può fare a meno di porsi degli interrogativi su come e perché quegli spazi siano stati articolati in quel particola-re modo. Aderente al paesaggio e del tutto simile a una tipica colonica toscana, la casa di Evelien La Sud se ne discosta e fa pensare ad un altrove spazio-temporale tanto remoto quanto prossimo.