Giuliana Videtta, 1995

Evelien La Sud
Lungi dal voler attribuire un sesso all'arte (se lo facessi non potrei non riconoscermi figlia di una concezione dall'arte propriamente occidentale, maschile e bianca), tuttavia interrogo le opere dell'artista con una domanda in più: anche per una donna, che può procreare e crescere figli, l'arte è una via per sfuggire al tempo e alla morte

Dell'orto, non più coltivato, di Evelien La Sud in Val d'Elsa restano ancora molte tracce. L'intrico rigoglioso di vegetazione spontanea e piante seminate e ormai radicate, conserva, nella struttura, la sistemazione a terrazze che ha reso domestico un impervio pendio, e attesta la fertilità generosa della terra lavorata con cura e fatica. L'orto creato da Evelien era un orto speciale per l'armonia e la bellezza nate dall'accostamento inusuale e meditato di piante, erbe, fiori, ortaggi, nell'equilibrio instabile dei colori, degli odori, delle forme, mutanti come la crescita e le stagioni. La rosa fiorita e il cavolo nero, la zucca e la lavanda, il rosmarino e l'iris, accostati secondo un disegno preciso, univano la loro vita a quella della valle antica e ventosa. Nutrimento. Tempo. Storia. Vita vera e metafora. Per fare un orto bisogna conoscere la terra e il cielo. Così per vivere e per creare.

Le opere di Evelien La Sud sono equilibri instabili pronti a mutare, dove la concretezza della cosa produce correlazione di lunga portata.

Di Evelien non conosco altro cognome che La Sud, il nome di famiglia che ha scelto per sé. Non un patronimico ma un nome d'arte e, forse, un destino. La Sud designa una direzione e l'articolo determinativo indica che questa direzione -"la parte che ci sta sempre di faccia, da dove viene il potere che fa crescere"- è una direzione femminile.


Firenze. 22 settembre 1995